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Utilizzo dei fosfati chimici sui detergenti: consultazione

 

Temi trattati da questo blog: energia, inquinamento, imprese. Ti potrebbero interessare questi siti su comunicazione, distretto, business?

 

Utilizzo dei fosfati chimici sui detergenti: consultazione

La Commissione europea vuole verificare l’impatto che un diverso utilizzo dei fosfati chimici all’interno dei detergenti avrebbe sui costi delle aziende europee. Per questo motivo ha lanciato una consultazione al fine di conoscere il parere delle imprese.
In base del regolamento europeo n. 648/2004 la Commissione vorrebbe imporre una diminuzione dell’utilizzo di queste sostanze da parte delle aziende produttrici di detergenti. La motivazione di una tale decisione è da ricondurre agli effetti negativi che questi prodotti hanno sull’ambiente e in particolar modo al loro ruolo nell’ inquinamento delle acque, così come emerso da studi sull’impatto ambientale dei fosfati.
La Commissione europea invita le aziende del settore a rispondere al questionario pubblicato su www.promofirenze.com/index.asp?pg=4923  per esprimere il proprio parere. L’anonimato è garantito.


Il questionario va rinviato a Promofirenze, membro delle rete Enterprise Europe Network, sostenuta dalla Direzione Generale Imprese della Commissione Europea, entro il 12 ottobre via fax allo 0552671404 o via e-mail margherita.lella@promofirenze.com
e/o valentina.cherchi@promofirenze.com  

 

Per informazioni rivolgersi a Margherita Lella (tel. 0552671503) e Valentina Cherchi (tel. 0552671510).


Adesione alla Settimana europea sulla riduzione dei rifiuti

 

Adesione alla Settimana europea sulla riduzione dei rifiuti

L’Assessorato del territorio e ambiente della Valle d’Aosta, nell’ambito delle iniziative di comunicazione e informazione dei cittadini sulle tematiche ambientali ed in particolare sul tema dei rifiuti, comunica la sua intenzione ad aderire alla Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (European week for waste reduction ewwr), che si svolgerà dal 21 al 29 novembre 2009 con il supporto del programma della Commissione Europea life+.
Si tratta di un evento chiave per promuovere azioni sostenibili volte alla prevenzione dei rifiuti e per porre in evidenza l’impatto del consumo dell’ambiente e dei cambiamenti climatici in atto. Nell’obiettivo di svolgere un ruolo di sensibilizzazione sulle strategie e sulle politiche di prevenzione dei rifiuti dell’Unione Europea e degli Stati membri, il maggior numero di soggetti saranno mobilitati attraverso una selezione di eventi decentralizzati che avranno luogo in Europa nel corso della stessa settimana.
L’Assessore Manuela Zublena ha inviato al CPEL un invito ad aderire alla iniziativa: «ritengo importante invitare anche tutti i Comuni e le Comunità montane della nostra Regione a partecipare alla Settimana europea, in quanto parte integrante del sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti. L’iniziativa consentirà di coordinare sul territorio regionale varie azioni, che dovranno avere l’approvazione del Comitato promotore, fornendo ai cittadini informazioni omogenee e facendoli sentire parte integrante di un progetto europeo che mira alla tutela dell’ambiente».
Il Comune di Aosta ha già manifestato il proprio interesse.

 

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Ricerca sull’inquinamento della Pianura Padana

Mix di caldo e inquinamento in Pianura Padana

Un monitoraggio dell’Isac-Cnr conferma quest’area come uno dei ‘punti caldi’ in Europa per i livelli di inquinamento. Il 75% delle polveri sottili in estate risulta essere di natura secondaria: non è emesso direttamente in atmosfera ma si forma per reazioni catalizzate dalla intensa radiazione solare. I picchi tra le 4 e le 8 del mattino e nel primo pomeriggio

L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Isac-Cnr) ha organizzato presso la Base Sperimentale di S. Pietro Capofiume (Bologna) una campagna internazionale per individuare i meccanismi responsabili delle polveri sottili. La Pianura Padana, come è noto, è uno dei ‘punti caldi’ in Europa anche per i livelli di inquinamento, dovuti alla concentrazione di attività industriali, agricole e di allevamento, alla rete viaria e al fatto che la pianura è circondata su tre lati da alte catene montuose.

“Uno dei risultati più immediati di questa campagna di misura”, spiega il responsabile Sandro Fuzzi, ricercatore Isac-Cnr, “è che il particolato di fondo nella Pianura Padana durante la stagione estiva risulta essere di natura prevalentemente secondaria. Circa il 75% delle polveri sottili non è emesso direttamente in atmosfera come tale, ma si forma per reazioni chimiche in aria, catalizzate dalla elevata radiazione solare”.

La produzione di aerosol secondari ha due picchi di inquinamento, uno tra le 4 e le 8 del mattino – dovuto alla formazione di nitrati originati dall’ossidazione degli ossidi di azoto – e l’altro nelle ore centrali della giornata, tra mezzogiorno e il primo pomeriggio. “Si tratta di due tipi diversi e riconoscibili chimicamente di aerosol secondari”, prosegue Fuzzi. “Il primo picco è dovuto alla formazione di nitrati originati dall’ossidazione di ossidi di azoto, il secondo alla conversione di composti organici volatili a particelle fini in condizione di intensa radiazione solare ed elevati livelli di ozono”.


La dotazione strumentale di misura avanzata messa in campo in questa campagna non ha precedenti in Europa ed è stata messa a disposizione grazie all’interesse di gruppi di ricerca stranieri per la Pianura Padana, considerata un laboratorio ‘ideale’ per studiare l’inquinamento. “La strumentazione innovativa utilizzata, attualmente non disponibile in Italia, comprende moderni spettrometri di massa (aerosol mass spectrometers) per la misura della composizione chimica del particolato”, precisa Fuzzi, “e rende possibile monitorare la concentrazione e la composizione chimica del particolato praticamente in tempo reale e la sua evoluzione nel tempo, al variare dei parametri meteorologici”.

La campagna consente dunque di stabilire precisi legami clima-ambiente. “La ricerca”, conclude il ricercatore, “ha importanti implicazioni dal punto di vista delle politiche di limitazione dell’inquinamento da polveri sottili, in quanto indica che è opportuno intervenire non solamente limitando le sorgenti dirette di particolato ma anche considerando, contemporaneamente, gli inquinanti gassosi precursori del particolato stesso. Inoltre, questi studi dimostrano che non siamo lontani dal momento in cui diventerà comune avere, assieme alle previsioni del tempo anche previsioni puntuali riguardanti l’ inquinamento atmosferico.

Alla campagna – organizzata nell’ambito del progetto europeo Eucari (Aerosol Cloud Climate and Air Quality Interactions) – hanno partecipato anche ricercatori dell’Ibimet-Cnr, dell’Iia-Cnr, dell’Arpa Emilia Romagna, dell’Università di Milano e – a livello internazionale – l’Osservatorio Meteorologico di Hohenpeissenberg (Germania), le Università di Helsinki e Kuopio (Finlandia), Galway (Irlanda), Birmingham e Manchester (Inghilterra), oltre che la compagnia americana Aerodyne Research Inc.

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Diminuite del 12% le emissioni di gas serra da parte degli allevamenti

 

Gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) hanno evidenziato che dal 1990 ad oggi le emissioni di gas serra da parte degli allevamenti sono diminuite del 12%. Una differenza dovuta al calo del numero dei capi di bovini, ma certamente in parte attribuibile anche al miglioramento della dieta degli animali, un settore in cui la ricerca italiana investe moltissime risorse.
E’ il metano il principale responsabile dell’ impatto ambientale degli allevamenti, e con una dieta equilibrata e ormai personalizzabile è possibile tenere sotto controllo le emissioni, arrivando a ridurle anche del 40%.
La ricerca condotta dall’ISPRA ha infatti evidenziato che il 70% del metano prodotto da un allevamento deriva dalla fermentazione enterica degli animali, vale a dire la produzione di gas nel corso della digestione. Questo significa che una razione di cibo preparata ad hoc basandosi sulle caratteristiche e lo stato di salute degli animali consente di ridurre la produzione di metano durante il processo digestivo.


Risulta quindi fondamentale conoscere approfonditamente le condizioni di ciascun animale; e qui entra in gioco un altro settore in cui la ricerca italiana eccelle e le cui tecnologie vengono esportate in tutto il mondo, soprattutto nell’Est Europeo e in Israele, Paesi particolarmente attenti alle novità nell’allevamento.
E’ Matteo Ratti, general manager di Milkline, vincitrice della passata edizione della Targa Beltrami, premio per l’innovazione che ogni anno viene assegnato durante la Fiera Internazionale del Bovino da Latte, in programma quest’anno dal 22 al 25 ottobre a Cremona, a spiegare di aver messo a punto “un brevetto che consente, attraverso alcuni sensori posizionati direttamente sugli animali, di registrare numerosi dati che possono essere utilizzati per valutare le condizioni di ogni singolo capo, sottolineandone i calori e le ruminazioni; in questo modo è possibile non solo preparare razioni alimentari ad hoc, ma anche conoscere oggettivamente e tempestivamente il livello di benessere dell’animale.”
L’appuntamento per scoprire tutte le novità del settore ricerca e sviluppo delle aziende italiane che operano lungo la filiera lattiero-casearia è fissato anche per quest’anno alla Fiera Internazionale del Bovino da Latte, in cui sono in arrivo decine di delegazioni straniere che vengono in Italia per studiare il grande know how raggiunto dai nostri allevamenti, decisamente uno dei più approfonditi in Europa, come dimostra l’altissima qualità del latte che arriva sulle nostre tavole.