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Bio energia: la Puglia presenta il suo rapporto

 

Presentata ad Arezzo nel corso di Agrienergie l’innovativo piano programmatico della Regione

Bioenergie: la Puglia presenta la “banca dati” regionale

La Puglia è tra le regioni più attive del centro sud nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Le potenzialità sono state al centro di vari forum durante la fiera in corso fino a domani al Centro Affari. Un progetto per l’uso della sansa da olivicoltura.

Una “banca dati” per monitorare le biomasse. E’ questo l’ambizioso progetto in materia di energie da fonti rinnovabili presentato dalla Regione Puglia ad Arezzo, nell’ambito di Agrienergie 2009, il Salone dedicato alle energie da e per l’ agricoltura in corso fino a domenica 8 novembre al Centro Affari. La crescente attenzione al settore delle agrienergie ha creato la necessità in Puglia di questo strumento innovativo per agevolare la programmazione e incentivarne lo sviluppo.


In pratica il progetto prevede, per ciascun territorio comunale della regione, un archivio sempre aggiornato della disponibilità di biomassa derivata da scarti dell’agricoltura, ma anche dai reflui zootecnici. Sulla base di questo la banca dati fornisce anche la potenzialità di produzione energetica di ogni singolo territorio e insieme l’opportunità economica per gli agricoltori.

Il progetto presentato ad Arezzo rientra nelle attività che la Regione Puglia sta promuovendo in questi anni sul fronte dello sviluppo delle energie rinnovabili. A questo proposito anche il progetto PROBIO che prevede la prima banca dati regionale sulle potenzialità di sviluppo del settore agro-energetico e la formazione di laboratorio di competenze per lo sviluppo delle agroenergie in Puglia. “La spina dorsale delle politiche agricole pugliesi è e resta la produzione d’eccellenza – ha commentato l’assessore alle Risorse Agroalimentari, Dario Stefàno – se non si parte da questo presupposto non si potrà fare delle agro energie il miglior uso possibile, che non è quello di convertire le colture per produrre gas”.

Tra le iniziative di PROBIO, il programma regionale prevede la divulgazione delle informazioni acquisite dagli studi condotti, l’acquisizione di banche dati regionali sul potenziale di biomasse utili alla definizione dei distretti agroenergetici in Puglia e la valutazione di prefattibilità per la pianificazione e lo sviluppo delle colture a scopo energetico nell’ambito della diversificazione produttiva delle aziende agricole. Di recente è stato approvato il progetto regionale “Certificazione della filiera delle biomasse residuali agro-industriali” formulato a seguito della adesione della Regione Puglia al Progetto interregionale “Certificazione delle filiere bioenergetiche” di cui è capofila la Regione Sicilia, prende in esame la filiera delle biomasse agroindustriali di sansa esausta prodotta dal ciclo di lavorazione delle olive. Tali biomasse residuali sono di notevole interesse per la Regione Puglia, dove la produzione è diversificata, quantitativamente significativa e qualitativamente idonea per la valorizzazione a fini energetici.

Secondo le indagini svolte per il potenziamento delle colture agricole, le aree destinate al tabacco, settore che negli ultimi anni ha fortemente risentito della crisi con il mutamento delle politiche europee, potrebbero essere maggiormente interessate dalla riconversione dei terreni per la produzione di colture destinate alla produzione di energie. L’obiettivo principale ora della Regione, come è emerso dagli incontri di Arezzo, è quello di poter fornire un indirizzo per gli investimenti realizzabili dalle imprese agricole. Nel Psr tra le azioni più significative in materia di agrienergie, la Regione Puglia ha messo a disposizione le misure 121 e 123 per finanziamenti a progetti mirati alla realizzazione di impianti per le biomasse di provenienza agricola. Inoltre con la misura 311 la Regione agevola investimenti per la produzione di energia da vendere a terzi. Agrienergie, il salone dedicato alle energie da e per l’agricoltura, prosegue fino a domenica 8 novembre al Centro Affari di Arezzo. Nel programma della domenica il convegno “TRA.I.N.E.R. Formare nuove energie – solare fotovoltaico: istruzioni per l’uso” promosso da Cipaat Toscana.


Ricerca sull’inquinamento della Pianura Padana

Mix di caldo e inquinamento in Pianura Padana

Un monitoraggio dell’Isac-Cnr conferma quest’area come uno dei ‘punti caldi’ in Europa per i livelli di inquinamento. Il 75% delle polveri sottili in estate risulta essere di natura secondaria: non è emesso direttamente in atmosfera ma si forma per reazioni catalizzate dalla intensa radiazione solare. I picchi tra le 4 e le 8 del mattino e nel primo pomeriggio

L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Isac-Cnr) ha organizzato presso la Base Sperimentale di S. Pietro Capofiume (Bologna) una campagna internazionale per individuare i meccanismi responsabili delle polveri sottili. La Pianura Padana, come è noto, è uno dei ‘punti caldi’ in Europa anche per i livelli di inquinamento, dovuti alla concentrazione di attività industriali, agricole e di allevamento, alla rete viaria e al fatto che la pianura è circondata su tre lati da alte catene montuose.

“Uno dei risultati più immediati di questa campagna di misura”, spiega il responsabile Sandro Fuzzi, ricercatore Isac-Cnr, “è che il particolato di fondo nella Pianura Padana durante la stagione estiva risulta essere di natura prevalentemente secondaria. Circa il 75% delle polveri sottili non è emesso direttamente in atmosfera come tale, ma si forma per reazioni chimiche in aria, catalizzate dalla elevata radiazione solare”.

La produzione di aerosol secondari ha due picchi di inquinamento, uno tra le 4 e le 8 del mattino – dovuto alla formazione di nitrati originati dall’ossidazione degli ossidi di azoto – e l’altro nelle ore centrali della giornata, tra mezzogiorno e il primo pomeriggio. “Si tratta di due tipi diversi e riconoscibili chimicamente di aerosol secondari”, prosegue Fuzzi. “Il primo picco è dovuto alla formazione di nitrati originati dall’ossidazione di ossidi di azoto, il secondo alla conversione di composti organici volatili a particelle fini in condizione di intensa radiazione solare ed elevati livelli di ozono”.


La dotazione strumentale di misura avanzata messa in campo in questa campagna non ha precedenti in Europa ed è stata messa a disposizione grazie all’interesse di gruppi di ricerca stranieri per la Pianura Padana, considerata un laboratorio ‘ideale’ per studiare l’inquinamento. “La strumentazione innovativa utilizzata, attualmente non disponibile in Italia, comprende moderni spettrometri di massa (aerosol mass spectrometers) per la misura della composizione chimica del particolato”, precisa Fuzzi, “e rende possibile monitorare la concentrazione e la composizione chimica del particolato praticamente in tempo reale e la sua evoluzione nel tempo, al variare dei parametri meteorologici”.

La campagna consente dunque di stabilire precisi legami clima-ambiente. “La ricerca”, conclude il ricercatore, “ha importanti implicazioni dal punto di vista delle politiche di limitazione dell’inquinamento da polveri sottili, in quanto indica che è opportuno intervenire non solamente limitando le sorgenti dirette di particolato ma anche considerando, contemporaneamente, gli inquinanti gassosi precursori del particolato stesso. Inoltre, questi studi dimostrano che non siamo lontani dal momento in cui diventerà comune avere, assieme alle previsioni del tempo anche previsioni puntuali riguardanti l’ inquinamento atmosferico.

Alla campagna – organizzata nell’ambito del progetto europeo Eucari (Aerosol Cloud Climate and Air Quality Interactions) – hanno partecipato anche ricercatori dell’Ibimet-Cnr, dell’Iia-Cnr, dell’Arpa Emilia Romagna, dell’Università di Milano e – a livello internazionale – l’Osservatorio Meteorologico di Hohenpeissenberg (Germania), le Università di Helsinki e Kuopio (Finlandia), Galway (Irlanda), Birmingham e Manchester (Inghilterra), oltre che la compagnia americana Aerodyne Research Inc.

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