Il futuro dell’automobile potrebbe davvero ricominciare dagli Stati Uniti? Allo stato dei fatti è ancora molto difficile anche se in nome dell’ambiente è appena iniziata una rivoluzione fino a qualche mese fa assolutamente impensabile. Vediamo, dunque, di cosa si tratta e quante possibilità ci sono che il progetto vada davvero in porto. Il primo atto del nuovo presidente americano è stato quello di autorizzare la California e altri 13 Stati a fissare standard più severi sui gas di scarico delle automobili.
Subito dopo ha fatto seguito l’annuncio di un obiettivo prioritario per gli Usa, ovvero la drastica diminuzione della dipendenza petrolifera da altri paesi stranieri. «Voglio essere assolutamente chiaro — ha detto il presidente Barack Obama — il nostro obiettivo non è quello di porre nuovi ostacoli a un’industria già in pesanti difficoltà ma quello di aiutare i costruttori americani a prepararsi per il futuro». Quindi, puntare sì sull’indipendenza energetica ma anche sulla produzione delle auto pulite in territorio statunitense. Tanto per cominciare, Obama ha annunciato che entro il 2011 gli standard per i consumi dovranno essere molto più severi. E che nel 2020 il consumo medio di un’automobile verrà fissato a 35 miglia a gallone, cioè circa 15 chilometri con un litro. Un valore che in Europa non spaventa nessuno ed è facilmente raggiungibile già ora dalle piccole cilindrate, ma che negli Stati Uniti suona come fantascienza, vista l’altissima dispendiosità di Suv e light truck che costituiscono la maggioranza delle vetture circolanti. Pensare di ridurre drasticamente in così poco tempo consumi che si aggirano intorno ai 45 chilometri per litro è un’operazione a dir poco complicata. E soprattutto molto costosa.
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